In ambito finanziario si parla molto spesso di lazy portfolio, letteralmente “portafoglio pigro”. Ma cosa si intende con questa espressione? Davvero si può avere una massima resa con una minima spesa?
L’idea principale che sta alla base di questa strategia di investimento è di acquistare determinate asset class e aspettare…che il tempo porti con sé un guadagno. Ciò in virtù dell’assunto che i mercati nel tempo tendono a salire e, quindi, a premiare l’investitore che abbia la pazienza e i nervi saldi al punto giusto per attendere che gli strumenti in cui ha investito generino un ritorno soddisfacente.
Apparentemente si tratta di una soluzione semplice e vantaggiosa, anche per l’investitore meno esperto, tuttavia ci sono pro e contro che vanno attentamente valutati. I vantaggi sono che il portafoglio pigro si basa su una strategia buy & hold (compra e tieni), per cui si acquistano gli strumenti finanziari necessari a comporre le asset class e, di conseguenza, gli interventi di gestione attiva – tecnicamente i ribilanciamenti – nel tempo sono ridotti al minimo. Il lazy portfolio poi deve essere adeguatamente diversificato, per poter consentire al cliente di sfruttare i vantaggi derivanti dai diversi segmenti di mercato, cioè azionario, obbligazionario e commodities. Infine, gli strumenti utilizzati per comporlo, come gli ETF, hanno anche dei costi molto contenuti, rispetto ai fondi a gestione attiva.
I contro di questo tipo di strategia di investimento sono però diversi e da considerare con attenzione. In primo luogo l’orizzonte temporale dell’investimento deve essere esclusivamente il lungo periodo perché tale strategia dia risultati coerenti con le aspettative. E’ quindi necessario che l’investitore sia preparato psicologicamente ad accettare che, per molti anni, una singola asset class di quelle in portafoglio (stock, bond, industrial commodity, precious material) possa essere anche fortemente negativa. Inoltre per mantenere i pesi inizialmente previsti fra le varie asset class, sono necessari comunque periodici ribilanciamenti, in mancanza dei quali i risultati di investimento potrebbero discostarsi di molto dalle aspettative.
Un altro principio su cui si basa tale strategia è la decorrelazione fra alcune classi di investimento. Solitamente l’obbligazionario aumenta di valore quando l’azionario scende, ma negli ultimi anni questo assioma è stato ribaltato dall’andamento generale dei mercati. Per cui un portafoglio pigro “classico” con una divisione 60% azionario 40% obbligazionario, in un anno come il 2022 può aver sottoperformato in maniera notevole.
In generale, quindi, la pigrizia può essere un metodo efficace per affrontare l’incertezza dei mercati nel lungo periodo, anche se ci sono fasi di mercato in cui potrebbe giovare fare qualche cambiamento, con l’aiuto di un consulente esperto, per evitare di improvvisare, sia al momento della creazione di un lazy portfolio, sia quando è necessario intervenire per ribilanciare o apportare qualche modifica, in relazione all’andamento macroeconomico e alle proprie esigenze e propensione al rischio.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro