Da qualche tempo si parla con entusiasmo del successo ottenuto in un laboratorio statunitense, il Lawrence Livermore National Laboratory in California, dove si è sperimentata la fusione nucleare, un’alternativa pulita nella produzione energetica rispetto alla fissione, attualmente impiegata nelle centrali in funzione.
Sappiamo tutti quali siano i problemi legati alla fissione nucleare: produzione di scorie radioattive, questioni riguardanti la sicurezza delle centrali, specie in caso di incidenti, e difficoltà di spegnimento della reazione.
La fusione nucleare, su cui sono in corso studi già da decenni, a partire dagli anni ’40 e ’50, è in sostanza la reazione che genera energia nel Sole. E’ la prima volta che con un esperimento si riesce a produrre più energia di quanta se ne consumi per provocare la reazione, realizzando il cosiddetto guadagno netto di energia o guadagno target. Tuttavia, anche se si è riusciti a centrare questo obiettivo, la strada per l’impiego della fusione in centrali nucleari di nuova generazione resta ancora lunga, anche perché la fusione nucleare, già realizzata nel 1949 in maniera esplosiva all’interno delle bombe termonucleari, per scopi civili deve essere necessariamente controllata. Attualmente le sperimentazioni in corso sono ancora di tipo militare, tanto da essere tale anche il progetto NIF (National Ignition Facility), di cui è parte integrante l’esperimento del 5 dicembre scorso presso il Lawrence Livermore National Laboratories.
In ogni caso, gli investimenti nel settore sono andati via via aumentando nel corso degli anni: secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore ad ottobre 2022, sono più che raddoppiati negli ultimi tempi, tanto da passare da 1.871 milioni di dollari nel 2021 a ben 4.860 milioni di dollari. Anche se l’incremento rappresenta soltanto lo 0,4% degli investimenti in energia che nel complesso toccano la cifra di 2.400 miliardi di dollari, si tratta comunque di un settore in forte espansione.
Le aziende conosciute e impegnate in quest’ambito sono almeno 33 a livello mondiale, anche se si tratta di una stima per difetto, due terzi delle quali sono attive tra gli Stati Uniti e il Regno Unito. Per l’Italia Eni è capofila in numerosi progetti di fusione nucleare. Ci sono poi una serie di startup, che hanno incassato vari finanziamenti pubblici e privati per portare avanti le sperimentazioni in questo campo, come: CFS che in cassa ha 1,8 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti da Google, Bill Gates e George Soros oltre che dalla già citata Eni, Tae Technologies con 1,2 miliardi di USD investiti ancora da Google, Chevron, il fondo sovrano del Kuwait e dalla giapponese Sumitomo Group, Helion, in cui hanno investito 500 milioni di USD Sam Altman di Open Ai, Peter Thiel cofondatore di PayPal e Zap Energy in cui hanno investito 200 milioni di dollari Chevron e Shell.
Solo il tempo, però, potrà dirci se la fusione nucleare risolverà i problemi della transizione energetica che il mondo sta affrontando.
Crediti: Photo Peter Schmidt -Pixabay
Federica Coscia, Paolo Gambaro