Lunedì 19 si sono tenuti quelli che i media hanno già definito come i funerali del secolo: naturalmente si tratta delle esequie della regina Elisabetta II che hanno fatto calare definitivamente il sipario sulla moderna era elisabettiana, il più lungo periodo di regno di un sovrano inglese.
Nell’osservare la sfarzosa ed impeccabile cerimonia, è sorta a più d’uno la curiosità di sapere quale sia l’entità del patrimonio caduto in successione e destinato in gran parte al primogenito ed erede al trono, Carlo. Come naturale si tratta di una ricchezza estesissima, quantificabile approssimativamente in 42 miliardi di dollari.
Alcuni beni ricompresi nell’eredità sono Buckingham Palace, il Castello di Windsor, la Torre di Londra, che non sono liberamente disponibili per il re. Essi sono infatti detenuti attraverso la Crown Estate, che è un portafoglio finanziario facente capo alla Corona britannica, gestito dalla Crown Estate Commissioners, che è indipendente e deve rispondere al Parlamento, tramite rapporti presentati annualmente. Pertanto le proprietà – in essa ricomprese – non possono essere vendute dal re e le stesse entrate sono destinate alle spese della monarchia nella sola misura del 15%.
Ma naturalmente questa non è l’unica eredità lasciata dalla regina. Si pensi anche solo ai gioielli di casa Windsor. Si tratta di una collezione di almeno 300 pezzi, al momento conservati presso la Queen’s Gallery di Buckingham Palace e del valore stimato di circa 120 milioni di euro.
In ogni caso per il proprio mantenimento personale, il re dispone del Ducato di Lancaster, un possedimento privato con un patrimonio netto di 753 milioni di dollari, di proprietà del sovrano in regime di trust. E poi ancora il Crown Estate Scotland, valutato in circa 570 milioni di dollari netti, che comprende i fondali marini scozzesi, proprietà rurali e i diritti di pesca del salmone selvatico e di estrazione dell’oro e dell’argento naturali in Scozia.
E l’elenco potrebbe continuare molto a lungo, con ulteriori proprietà immobiliari e mobiliari, come la Royal Collection, che comprende opere di Rembrandt, Vermeer, Caravaggio e Leonardo Da Vinci, che supera probabilmente i 10 miliardi di dollari.
Su quest’immenso patrimonio il nuovo sovrano del Commonwealth non dovrà pagare nemmeno uno scellino di imposta di successione, grazie a un accordo del 1993 con il governo britannico che esenta dalle imposte i trasferimenti per causa di morte da un sovrano all’altro.
Nonostante le grandi ricchezze di cui ha potuto disporre già in passato e quelle a cui comunque era destinato, il nuovo sovrano è stato oggetto di polemiche giornalistiche negli ultimi tempi per aver accettato, tra il 2011 e il 2015, 3 milioni di euro in contanti dallo sceicco del Qatar Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, come ringraziamento di quest’ultimo per l’ottenimento di un visto britannico. Secondo queste ricostruzioni l’allora erede al trono avrebbe poi depositato il denaro sul conto di un ente benefico a lui intestato. Vedremo dunque se il popolo britannico saprà perdonare queste e altre “sbavature” al nuovo sovrano.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro