Nel Regno Unito è stato proposto di recente un progetto di autostrada davvero rivoluzionario: lunga 265 chilometri, collegherebbe le città sud-orientali del Paese. E fin qui nessuna novità. La vera innovazione è che si tratta di una via di comunicazione riservata esclusivamente ai droni.
Oggi questi mezzi, tecnicamente chiamati “Unmanned Aerial Vehicle” (UAV), in quanto condotti e guidati tramite controllo remoto, sono tristemente impiegati nella guerra in Ucraina, con diverse funzioni. Alcuni, come i Bayraktar TB2, di fabbricazione turca, che figurano nell’arsenale ucraino, servono ad attività belliche di natura offensiva come colpire bersagli precisamente individuati, ad esempio carri armati o diversi obiettivi. Altri, come gli Orion, mastodonti dall’apertura alare di sedici metri, sono più che altro impiegati dai russi come strumenti di sorveglianza e intelligence, vista anche la relativa facilità con cui – date le dimensioni – possono risultare bersaglio della contraerea. Inoltre ci sono i temibili “droni-kalashnikov”, tecnicamente droni KYB-UAV, progettati per distruggere bersagli terrestri remoti da una distanza massima di 64 chilometri, facendosi esplodere come aerei suicida. Questi droni volano fino a una velocità di circa 130 km/h, possono sorvolare l’area bersaglio e attendere l’obiettivo per un tempo limitato, trasportando un carico utile di 3 kg di esplosivo.
Ma i droni, dal punto di vista degli usi civili in tempo di pace, stanno cominciando ad acquisire un’importanza centrale, aprendo le porte a quella che si può definire a tutti gli effetti una “drone economy”. Non soltanto per riprendere matrimoni ed eventi sportivi, come già normalmente avviene, o per il controllo ambientale e la sicurezza, ma soprattutto per il trasporto delle merci, a partire dai droni medicali per la consegna di farmaci salvavita e tecnologie sanitarie, fino ad arrivare alle spedizioni dei corrieri.
In sostanza si aprono numerose possibilità di investimento in ambito tecnologico, sia per quel che concerne la realizzazione dei droni, sia per quel che riguarda la creazione e lo sviluppo di nuovi software che possano ulteriormente ampliare le possibilità di impiego di questi strumenti volanti, che verosimilmente costituiranno la nostra ferrovia 4.0.
Il progetto inglese, oltre a prevedere la possibilità di estensione ad altre località della nuova via di comunicazione, si pone naturalmente il problema della regolazione dei flussi aerei per evitare collisioni e incidenti. I droni dovranno infatti essere dotati di sistema Daa “detect and avoid” (“rileva ed evita”), che viene installato direttamente a bordo del drone, già testato in un corridoio di sorvolo lungo 8 chilometri sulla città di Reading. Inoltre, a controllare il fluido funzionamento dell’autostrada ci penserà il sistema Utm (Unified Traffic Management), che gestisce il controllo del traffico aereo senza conducente. Altitude Angel, società responsabile del progetto, ribadisce che, se Skyway verrà approvato dal governo, la tecnologia Daa potrà essere esportata e sfruttata per il trasporto senza conducente anche in ambito urbano, attraverso gli aerotaxi.
Insomma non siamo ancora alle macchine volanti di “Ritorno al Futuro”, ma sembra proprio che non manchi molto all’obiettivo.
Crediti: Photo Pixabay
Federica Coscia, Paolo Gambaro