Nel momento in cui – nell’anno 1999 – usciva nelle sale cinematografiche Matrix, la realtà virtuale era poco più di un paio di occhialini colorati da utilizzare per sperimentare le attrazioni di alcuni parchi di divertimento, in cui lo spettatore poteva visualizzare immagini e luoghi in 3d, molto spesso senza neanche averne una buona messa a fuoco.
Oggi, invece, ha fatto il proprio ingresso nella vita di molti il metaverso. Si tratta di un termine nato nel mondo cyberpunk nel 1992, recentemente ripreso da Facebook nella propria denominazione, che definisce un insieme di mondi virtuali e reali interconnessi fra loro, popolati di avatar che attraversano il cyberspazio, un universo spazio-temporale parallelo alla realtà fisica.
Per accedervi non è necessario il possesso di particolari competenze informatiche: basta un computer, un account sui siti che compongono il metaverso ed eventualmente un visore per un’esperienza più immersiva. Ma che cosa si può fare in questo universo parallelo?
Certo è che negli ultimi tempi il numero delle esperienze e delle possibilità offerte dal metaverso sono di molto aumentate. Non soltanto visitare luoghi molto remoti e selvaggi senza spostarsi da casa, ma anche assistere a concerti e spettacoli teatrali, consentire nuove forme di smart working, partecipare a corsi di formazione immersivi, e addirittura creare edifici virtuali, case, parchi facendo pagare agli altri la visita, tramite criptovalute. E ancora interagire con persone anche dall’altra parte del globo, magari incontrando avatar di personaggi famosi. Tutto ciò attraverso un proprio avatar, cioè la riproduzione digitale della persona, che può essere rappresentato in vari modi ed essere soggetto alle influenze di mode e marketing virtuali.
Pertanto il metaverso sta diventando un vero e proprio business che attira gli investimenti di un crescente numero di società. Tanto che alcune realtà finanziarie di primo livello hanno cominciato ad investirvi. Ne sono esempio JP Morgan e HSBC. Quest’ultima in particolare ha acquistato una sede virtuale, diventando il primo fornitore globale di servizi finanziari a entrare nel metaverso. Attraverso la partnership tra The Sandbox (fornitore di servizi di realtà virtuale) e Hsbc saranno sviluppati progetti per coinvolgere e connettere gli appassionati di sport, eSport e videogiochi.
Non solo: pochi giorni fa è stato lanciato il primo ETF sul Metaverso europeo, quotato sul London Stock Exchange, che fornisce agli investitori europei l’accesso a questo megatrend di opportunità di investimento su larga scala e a lungo termine. Ma presumibilmente è solo il primo di una serie di investimenti che guardano con interesse verso il settore della realtà virtuale basata sulle reti globali.
Certo è che le questioni sul tavolo restano molte e legate non soltanto ai profili etici di questo universo parallelo, dove l’assenza di regole e barriere potrebbe comportare il compimento di vari tipi di reati informatici, violazioni della privacy e molto altro ancora, ma anche alle implicazioni psicologiche sui fruitori abituali di realtà virtuale. Inoltre il rischio maggiore potrebbe essere che una sola entità, il metaverso e chi lo controlla, venda ad ognuno di noi intrattenimento, relazioni sociali, vestiti, benzina, e molti altri beni e servizi, di fatto controllando le abitudini di consumo e influenzando le scelte quotidiane se non addirittura politiche mondiali, ripresentando ingigantite le stesse problematiche che già si sono poste con l’universo dei social media.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro