Il 2024 è un anno da record non soltanto per il forte aumento del costo dell’oro, ma anche per quello che ormai è diventato l’oro rosso per eccellenza, il rame.
Le quotazioni di quest’ultimo sono fortemente salite negli ultimi mesi, superando anche i 9.500 dollari a tonnellata, con picchi oltre gli 11 mila dollari in maggio e previsioni di crescita che arrivano fino a 12.000 dollari a tonnellata, secondo le stime di Bank Of America.
Le motivazioni di questi notevoli rialzi sono diverse e legate soprattutto al tema della transizione energetica, perché il rame risulta essere una componente fondamentale sia nelle auto elettriche, sia negli impianti eolici e fotovoltaici. Ma non solo: è evidente a tutti come, negli ultimi anni, siano state ampliate moltissimo le reti elettriche e come molti Stati stiano investendo sulla loro implementazione. Infine, nella richiesta di rame ha un peso rilevante anche lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, per cui la domanda è destinata ad aumentare ulteriormente nel giro di pochissimi anni, con la creazione di nuovi data center.
Al momento le scorte di rame risultano essere scarse e, in generale, l’instabilità politica delle regioni in cui viene estratto il rame, tra cui Congo, Kazakistan, Mongolia e America Latina, rendono incerti molti canali di approvvigionamento dell’oro rosso. A ciò si aggiunga l’annuncio della China Nonferrous Metals Industry Association di voler limitare lo sviluppo di nuova capacità di raffinazione e di effettuare tagli volontari all’offerta di rame raffinato da parte delle società di lavorazione. Inoltre, ad aggravare le difficoltà di approvvigionamento già palesatesi, la Corte Suprema di Giustizia di Panama ha dichiarato incostituzionale il rinnovo e l’ampliamento del contratto tra lo Stato e il colosso minerario canadese First Quantum Minerals, determinando un blocco dell’operatività della miniera Cobre Panamà, che da sola rappresenta il 2% del mercato estrattivo del pianeta.
Secondo alcuni analisti, esiste la possibilità che i prezzi del rame aumentino di più del 60%, fino a ad arrivare a 15.000 dollari la tonnellata, in uno scenario rialzista. Addirittura, secondo certi studi, nel 2050 il consumo di rame potrebbe arrivare quasi ad eguagliare l’offerta massima disponibile sul pianeta. Altri, invece, ritengono che il recente aumento dei prezzi del rame sia dovuto principalmente ad alcune manovre speculative e alle maggiori aspettative di una nuova espansione economica globale, per cui l’aumento dei prezzi sembra eccessivo e la probabilità di un calo significativo resterebbe molto alta. Insomma, in quest’ultimo caso, saremmo di fronte a una sorta di nuovo Mr Copper, trader giapponese passato alla storia per essere riuscito a controllare il 5% dell’approvvigionamento mondiale di rame, con una strategia molto semplice ed efficace: comprare il rame a pronti, immagazzinarlo nei depositi del London Metal Exchange (LME) e aspettare la risalita dei prezzi. Mantenne così per vari anni artificialmente alti i prezzi di mercato del rame, fino a quando, con la discesa dei prezzi iniziata ad agosto 1995, le perdite per la Compagnia per cui lavorava vennero improvvisamente alla luce e si rivelarono ingentissime.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro