Nel gennaio scorso un’ondata di freddo polare si è abbattuta sul Midwest degli Stati Uniti, causando una vera e propria apocalisse dei veicoli elettrici, fermi per ore in attesa di ricariche presso le colonnine. Questo accade perché, secondo i dati disponibili, le batterie delle auto elettriche funzionano meglio con temperature miti e, quando il termometro scende sotto lo zero, l’autonomia può ridursi anche del 40%.
Non che non sia possibile una pacifica convivenza fra il clima rigido e la mobilità sostenibile: ne è un fulgido esempio la Norvegia dove l’80% delle auto di nuova immatricolazione è elettrico. I vantaggi sono indubbi: l’aria a Oslo è nettamente più pulita di un tempo e i rumori del traffico si sono molto attenuati. Ma gli incentivi sulla rottamazione, il parcheggio gratuito e la rimozione delle tariffe nelle strade a pedaggio hanno contribuito ad aumentare la diffusione di mezzi privati nel paese a scapito degli investimenti nelle infrastrutture di trasporto pubblico.
Negli ultimi tempi però sono in molti a parlare di crisi dell’auto elettrica. I segnali, infatti, non sono incoraggianti:
- lo scorso anno Volkswagen ha ridimensionato la produzione di alcuni modelli di auto elettriche e ridotto il personale addetto al comparto a Zwickau in Germania;
- il gruppo Renault ha deciso di annullare la quotazione in Borsa di Ampere, prevista per la prima metà del 2024, nonostante la crescita delle vendite nel tempo dei veicoli elettrici;
- è sfumata la collaborazione annunciata l’anno scorso fra General Motors e Honda per la progettazione di crossover compatte a batteria che sarebbero dovute arrivare sul mercato nel 2027 a prezzi inferiori ai 30 mila dollari;
- la Ford, ha posticipato di un anno l’obiettivo di produrre elettriche a un ritmo di 600.000 unità entro la fine del 2023, sottolineando di non poter prevedere il raggiungimento dei 2 milioni inizialmente fissato per il 2026, in quanto la transizione verso i veicoli elettrici risulta più lenta rispetto alle aspettative;
- Toyota, primo costruttore di auto del pianeta e pioniera nella produzione di auto ibride, non ha mutato il proprio atteggiamento di prudenza e scetticismo rispetto alle mobilità elettrica.
- La contrazione del mercato cinese della mobilità green ha messo alla prova anche il gigante Tesla, il cui titolo, nel primo trimestre dell’anno, ha vissuto un periodo di forte ribasso.
Alle aziende produttrici si devono poi sommare le brusche riduzioni delle vendite, registrate laddove gli stati hanno smesso di fornire incentivi, come è successo in Germania, dove le vendite dei veicoli a batteria si sono dimezzate a gennaio, proprio per questa ragione.
Gli esperti sul tema hanno pareri divergenti: pur concordando sull’inevitabilità della transizione verso una mobilità green, qualcuno sottolinea che la direzione intrapresa non sia quella giusta e che l’auto elettrica non sia la soluzione a tutti i mali, mentre altri, pur cogliendo i segnali di rallentamento, affermano che sia solo questione di tempo e nuove tecnologie perché la rivoluzione verde si compia integralmente, garantendo la possibilità di accedervi anche a coloro che adesso sono frenati dai costi di acquisto e manutenzione dei veicoli elettrici.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro