Con l’espressione “Rally di Natale” si intende la tendenza dei mercati azionari a salire in un preciso periodo dell’anno, coincidente con le feste natalizie. Ma è reale questo effetto toro, originariamente individuato in corrispondenza degli ultimi cinque giorni del mese di dicembre e nei primi due giorni del mese di gennaio?
L’espressione di cui si parla, viene di solito attribuita all’analista e creatore dello Stock Trader’s Almanac, Yale Hirsch, che la utilizzò in un suo studio nel 1973. Sembra però che il primo a parlare di “Rally di Natale” sia stato S. B. Wachtel, che già nel 1942, all’interno di una ricerca pubblicata sul giornale dell’Università di Chicago, rilevava come il mercato azionario, in particolare l’indice Dow Jones, dal 1927 al 1942 subiva un aumento delle quotazioni proprio tra dicembre e gennaio.
In tempi più recenti si è però notato come parlare di “Rally di Natale”, nei termini già specificati, risulti fuorviante. Quell’arco temporale così ristretto, come individuato dai primi studi che citano questo fenomeno finanziario, coincide esattamente con il pieno delle festività natalizie, durante cui si verifica una diminuzione di liquidità e di volumi di scambio, anziché un notevole aumento delle negoziazioni sui mercati azionari.
Nell’accezione moderna, quindi, il famigerato “Rally di Babbo Natale” è la corsa al rialzo che i mercati azionari farebbero prima di chiudere l’anno, specificamente nelle settimane antecedenti le festività natalizie. Negli Stati Uniti si considera il periodo compreso fra il giorno del Ringraziamento – che cade il quarto giovedì di novembre – e l’inizio delle vacanze natalizie. Analizzando, però i grafici di andamento dei principali indici borsistici degli ultimi anni, non si rileva costantemente il verificarsi di tale fenomeno, che può anzi essere considerato un’anomalia di qualche fortunato mese di dicembre in cui, in concomitanza di determinate congiunture economiche, si sono effettivamente verificati dei rally rialzisti.
In tali evenienze, le cause che hanno determinato il citato rally, sono diverse e concomitanti. Innanzi tutto gli investitori sarebbero alla ricerca dell’affare e, quindi, sono più disposti ad acquistare perché si aspettano un rialzo dei titoli azionari nel corso del mese di gennaio, mentre i mercati anticipano il buon andamento dei consumi nel periodo natalizio, tendendo a salire. Inoltre, prima della fine dell’anno, molti gestori di fondi bilanciano le proprie posizioni, mentre i piccoli risparmiatori investono i propri bonus di Natale sui mercati. Infine, se gli indici iniziano a salire nel corso dei primi giorni di dicembre, molti investitori sono portati a pensare che il rally abbia avuto inizio e questa convinzione psicologica li porta ad investire liquidità sui mercati finanziari.
In conclusione, la certezza dell’esistenza del “Rally di Babbo Natale” può essere controproducente per un investitore, in quanto crea aspettative sull’andamento dei mercati, non supportate da adeguati riscontri, soprattutto se si considera che le scelte di investimento andrebbero effettuate sulla base di un attento processo di analisi e di una corretta gestione del rischio.
Meglio, dunque, non prendere decisioni sulla base di alcuni motti in uso negli ambienti della finanza, come ad esempio “Sell in May and go Away” (che si riferisce alla liquidazione del portafoglio in maggio), ma consultarsi col proprio consulente finanziario di fiducia, così da avere un quadro più chiaro e affrontare gli investimenti con la giusta valutazione di rischi e opportunità.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro