Il nome di Nathan Anderson, sconosciuto ai più, è piuttosto noto a Wall Street dove i suoi sostenitori lo considerano un paladino della trasparenza, che smaschera le irregolarità di molte società quotate, e i suoi detrattori lo reputano, invece, un uomo d’affari senza scrupoli che ottiene profitti scommettendo sulla rovina di altri imprenditori.
Ma chi è realmente quest’uomo? Vista la sua riservatezza, poco si sa della sua vita. Non è nota neanche la sua data di nascita precisa, anche se si vocifera che abbia 38 anni. Le poche informazioni pubbliche lo dipingono come un giovane originario del Connecticut, dove ha conseguito la laurea in commercio internazionale, mentre tra il 2004 e il 2005 ha vissuto in Israele dove ha frequentato dei corsi all’Università Ebraica di Gerusalemme, lavorando sulle autoambulanze per pagarsi gli studi. Dopo l’inizio dell’attività nel mondo della finanza, la svolta è arrivata nel 2014, quando ha avuto l’occasione di lavorare con Harry Markopolos, tra i primi a denunciare – inascoltato dalle autorità – lo schema Ponzi di Bernie Madoff. Insieme hanno studiato l’hedge fund Platinum Partners e con le loro indagini hanno contribuito a far accusare sette dirigenti di una frode da un miliardo di dollari.
La sua carriera poi prosegue con altre collaborazioni di rilievo, tra cui quella con Grego, che attraverso il fondo Quintessential determinerà la fatale caduta dell’italiana Bio-On, fino ad arrivare alla fondazione, nel 2018, della società Hindenburg Research, specializzata in ricerca di irregolarità contabili, operazioni poco trasparenti, pratiche di rendicontazione finanziaria illegali o poco etiche, insomma tutto quello che serva a svelare frodi finanziarie vere e proprie o presunte tali.
Il suo modello di business, come ha spiegato Bloomberg, prevede di stringere accordi con partner a cui fornire in anteprima i risultati delle ricerche e delle analisi condotte, in modo che possano guadagnare scommettendo contro le realtà societarie oggetto dei report.
Il nome della società fa riferimento al disastro dell’omonimo dirigibile Zeppelin che nel 1937 causò la morte di 35 delle 97 persone a bordo, più un membro dell’equipaggio di terra. “Vediamo l’Hindenburg come il compendio di un disastro completamente causato dall’uomo e del tutto evitabile”, questa è la descrizione della società sul sito ufficiale. Anderson, insomma, cerca “simili disastri prodotti dall’uomo che si aggirano sui mercati, per fare luce prima che facciano altre vittime”.
E alcune società, finite sotto la lente di Hindenburg Research, hanno subito pesanti strascichi, come nel caso di Nikola: azienda di veicoli elettrici, quotata sulla borsa di NY, da una capitalizzazione di 34 miliardi di dollari è passata a quella attuale inferiore ai 600 milioni. Il report di Hindenburg Research la accusava di avere mentito sulle sue tecnologie e sulle prestazioni dei suoi prodotti per stringere accordi con grandi case automobilistiche. In seguito il fondatore Trevor Milton è stato condannato per frode.
Secondo i calcoli di Bloomberg, in media le società prese di mira da Hindenburg perdono il 15% in Borsa il giorno dopo la pubblicazione dei rapporti e il 26% dopo sei mesi.
E tra le ultime vittime eccellenti si annovera il magnate indiano Gautam Adani, che in seguito al rapporto di Anderson e dei suoi collaboratori, in cui è accusato di frode contabile e manipolazione delle azioni, è sceso di almeno venti posizioni nella classifica degli uomini più ricchi al mondo, subendo il dimezzamento del proprio patrimonio.
Ma soprattutto Carl Icahn, il “Wolf of Wall Street originale” – definizione della rivista Time – che ispirò anche il personaggio di Gordon Gekko in Wall Street. Icahn le cui parole sono già sufficienti a chiarire il carattere dell’uomo (fra le altre, per esempio, “Non sono Robin Hood, mi piace fare soldi”), speculatore noto per le sue scalate ostili anche ai colossi di Wall Street, è ora accusato da Anderson di un gigantesco schema Ponzi (lo stesso utilizzato da Madoff), tanto che in pochi giorni il magnate ha perso circa 8 miliardi di dollari.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro