Anche se in Italia la preferenza per vino e distillati resta marcata, il mercato delle bevande analcoliche o a bassa gradazione alcolica sta prendendo gradualmente piede.
Si tratta di un comparto in netta ascesa in Europa, secondo le stime di recenti studi, commissionati dalla Commissione UE. Aretè – azienda italiana specializzata nella valutazione di politiche per il settore agroalimentare – che ha condotto lo studio, ha potuto constatare che per l’Ue si tratta di una produzione di circa 2,5 miliardi di litri e 7,5 miliardi di euro, in gran parte coperto dalla birra. Ma l’aumento della produzione in questo settore riguarda il mercato mondiale.
I motivi alla base di questo aumento del consumo delle bevande analcoliche o a basso contenuto di alcol è dovuto sia all’esigenza di fornire un’alternativa a coloro che non possono consumare alcol, sia ad una maggiore attenzione al tema della salute e della sua tutela, in linea con la mutata sensibilità degli ultimi anni anche in tema di scelte alimentari. Inoltre c’è la pressione della politica europea, che ha ipotizzato addirittura un’etichettatura del vino con l’indicazione della sua dannosità per la salute, al fine di disincentivare il consumo di alcol di almeno il 25% entro il 2025. A tal proposito l’Irlanda ha già dichiarato di voler procedere con l’adozione di etichette per il vino simili a quelle delle sigarette, visto che l’alcolismo è una vera e propria emergenza sanitaria nel Paese.
Mentre la birra analcolica rappresenta una realtà consolidata nel giro di affari relativo agli analcolici, i vini a bassa gradazione alcolica o senz’alcol stanno diffondendosi specialmente negli ultimi tempi nei Paesi europei, anche se nel prossimo futuro sono previste crescite a due cifre per questo comparto. In Francia il vino poco alcolico ha raggiunto nel 2021 un valore di mercato stimato di 166 milioni di euro, mentre nel Regno Unito si parla di vendite per 98 milioni di euro.
In Italia queste alternative ad alcolici e superalcolici sono ancora poco seguite. Sia per la presenza di un’importante realtà di produzione di vini e distillati di alta qualità, sia per la diffidenza dei consumatori. Tanto che lo studio, sopra menzionato, rileva che tale scetticismo nel tempo sembra aver stimolato i produttori a investire nel miglioramento della qualità organolettica per aumentare la somiglianza di queste bevande alle controparti alcoliche.
In ogni caso, su 5.500 consumatori europei intervistati, il 59% dei consumatori dell’Ue si dichiara disponibile e curiosa di assaggiare queste bevande, mentre solo il 6% ha espresso una reazione negativa. In particolare, gli under 35 sembrano più attenti a stili di vita sani e sono generalmente più inclini a provare prodotti nuovi discostandosi dalla tradizione, mentre tra i consumatori più adulti la birra analcolica / a bassa gradazione è il prodotto che suscita maggior interesse.
Il futuro che ci attende sarà dunque quello di carni sintetiche, farine di grillo e piatti di cavallette, senza neanche la consolazione di un po’ di alcol? Ai consumatori l’ardua sentenza…
Crediti: Photo CocktailTime – Pixabay
Federica Coscia, Paolo Gambaro