Secondo una ricerca di alcuni anni fa, in Europa il 40% dei calciatori sono a rischio di indigenza cinque anni dopo il ritiro, percentuale che sale al 60% nel Regno Unito, come nel caso dei cestisti Usa. Addirittura, i campioni di football americano, nel 78% dei casi, finiscono in bolletta appena due anni dopo aver lasciato il professionismo.
I motivi risiedono nel fatto che molto spesso i campioni, dopo aver accumulato in brevissimo tempo patrimoni anche notevoli, acquisiscono un tenore di vita molto elevato che tendono a mantenere dopo la conclusione della carriera agonistica, quando gli introiti diminuiscono e non sempre si riesce a rientrare nel mondo del lavoro. A ciò si aggiungano problematiche sanitarie che emergono a fine carriera e anche una scarsa conoscenza del mondo degli affari e degli investimenti in generale. Tanti sono i nomi di calciatori finiti in bolletta pochi anni dopo il ritiro: da Ronaldinho ad Andreas Brehme passando per Cafu e Gascoigne, oltre a molti altri meno noti.
In altre parole: manca alla maggior parte di loro una buona pianificazione finanziaria, che tenga conto di tutti i fattori in gioco e consenta di arrivare alla fase successiva al ritiro con le giuste risorse, per evitare di finire sul lastrico nel breve periodo.
Il tema della cultura finanziaria, secondo molti studi così poco diffusa in generale in Italia, è diventato tanto importante anche per gli atleti da indurre la Uefa a promuovere il “Financial Management Training”, programma che ha l’obiettivo di tutelare calciatori ed ex sportivi in materia di truffe, investimenti fallimentari e società in bancarotta.
Ma la pianificazione finanziaria deve prima di tutto consentire di porsi degli obiettivi da raggiungere. Il primo dei quali dovrebbe essere quello di accantonare le risorse necessarie a sostenersi al momento del ritiro dalla carriera agonistica. La maggior parte degli sportivi sa in anticipo quando arriverà il momento del ritiro e dovrebbe, quantomeno, valutare la possibilità di creare un piano di investimento finalizzato a sostenere un periodo di due o tre anni in cui progettare con serenità la propria nuova vita.
Naturalmente questa considerazione non vale solo per gli sportivi: tutti dovrebbero provare a mettere da parte le risorse per affrontare il futuro, per poter affrontare con tranquillità eventuali esigenze o imprevisti, così come il periodo di ritiro dall’attività lavorativa.
La pianificazione finanziaria comincia perciò con l’analisi e quantificazione della spesa mensile sostenibile, così da poter comprendere anche la propria capacità di risparmio. Inoltre, prima di procedere con gli investimenti, è indispensabile identificare i rischi per trovare le soluzioni più efficaci in grado di tutelare il patrimonio. Solo a questo punto, con l’aiuto del proprio Consulente di fiducia, è possibile individuare quali siano le scelte di investimento più opportune, in una logica non soltanto di breve, ma anche e soprattutto medio-lungo periodo.
Nel caso degli sportivi, potrebbe essere necessario alimentare un fondo per le emergenze, attivare polizze che tutelino lo sportivo dai danni causati da infortuni, o che gli consentano di integrare la pensione, quando se ne presenti il bisogno. In ogni caso, a seconda della professione svolta e delle esigenze del singolo investitore, è opportuno pianificare le proprie scelte di investimento con l’aiuto e il consiglio di un esperto che, nel caso, possa integrare le conoscenze economico-finanziarie della persona, evitando frodi, anche per notevoli importi, spesso verificatesi, non soltanto in ambito sportivo.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro