E’ notizia di questi giorni che in Belgio è stato raggiunto l’accordo a livello istituzionale per l’approvazione di una riforma che preveda una riduzione del numero di ore settimanali lavorate, a vantaggio del tempo libero dei dipendenti.
In sostanza si prevede che – a parità di stipendio – il lavoratore dedichi soltanto quattro giorni della settimana al lavoro, avendo disponibili tre giorni da dedicare alla propria famiglia e al tempo libero.
Questo tipo di intervento legislativo dovrebbe così realizzare una duplice finalità: aumentare i livelli occupazionali complessivi e garantire il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. Si tratta di obiettivi ambiziosi, ma che consentono anche di rilanciare la crescita economica in quei settori – quali lo svago e il tempo libero – che negli ultimi tempi assumono sempre più importanza nella vita di molti. Tali ambiti, rivestivano già da tempo nella società un interesse crescente, anche se la pandemia ha frenato in parte il loro sviluppo: basti pensare allo sport, sia quello praticato all’aperto o in palestra, ai viaggi, ma anche alla cura della famiglia e dei figli, con tutte le attività ad essa correlate.
Per questa ragione anche dal punto di vista degli investimenti finanziari, numerose società hanno cominciato a destinare risorse a fondi che si concentrino non soltanto sulle tendenze di consumo delle persone, ma anche sulle aree tematiche del tempo libero, dello svago, del benessere sociale. Ne sono esempi M&G Better Health Solutions, Pictet Human, Invesco Global Consumer Trends Fund, ma anche ETF come Lyxor STOXX Europe 600 Travel & Leisure, tanto per fare alcuni esempi concreti.
Nonostante alcune restrizioni tutt’oggi in vigore – dovute alla pandemia – abbiano fortemente penalizzato gli spostamenti, i viaggi e molte attività ricreative, proprio l’ipotizzata progressiva uscita dallo stato di emergenza consentono di essere positivi sulle future prospettive di crescita del comparto.
Nel frattempo possiamo osservare come l’esperimento belga non sia l’unico nel suo genere e l’idea della settimana lavorativa corta cominci a farsi strada in vari Paesi nel mondo. Qualche tempo prima è stata una grande multinazionale come la Panasonic ad accendere i riflettori sulla questione, dando ai propri dipendenti delle sedi giapponesi la possibilità di lavorare quattro giorni alla settimana, a parità di salario. In Islanda la settimana corta è già da tempo una realtà, mentre nella seconda metà del 2022 partirà un progetto pilota di sei mesi sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio, che vedrà coinvolte diverse realtà aziendali (tra cui anche nomi importanti come Canon) in cinque Paesi anglosassoni: Gran Bretagna, Usa, Irlanda, Australia e Nuova Zelanda. Da più parti, oltre al giovamento sull’economia del tempo libero, si osservano anche positivi effetti sull’aumento della produttività dei lavoratori. Resta da chiedersi se col tempo simili regole potranno mai essere introdotte e fruttuosamente applicate anche nel mercato del lavoro italiano.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro