Il Consulente Finanziario analizza alcune opportunità di investimento in aziende legate al settore della Pet Economy.
Alcuni anni fa in Francia è stato condotto un esperimento teso a dimostrare che il possesso di un animale domestico rappresenti spesso un’efficace arma di seduzione. A tale scopo i ricercatori hanno studiato il comportamento delle donne avvicinate da un ragazzo di vent’anni in un parco di Parigi. Il protagonista dell’esperimento doveva approcciare ben 240 ragazze, ripetendo la stessa frase, per poi farsi lasciare il numero di telefono. La sua percentuale di successo da solo è stata del 9%, percentuale più che triplicata (28%) quando lo stesso ragazzo, utilizzando lo stesso metodo, si è avvicinato alle ragazze con un cane al guinzaglio.
A prescindere comunque dalla maggiore attrattiva che eserciti un uomo che possiede un animale domestico, non si può non rilevare come i nostri fedeli amici a quattrozampe abbiano sempre un maggiore spazio nelle nostre vite quotidiane e, quindi, come il settore della cosiddetta Pet Economy abbia visto una crescita costante negli ultimi decenni.
Chiunque di noi, anche magari non possedendo un animale domestico, ha avuto modo di constatare quali e quante spese si debbano affrontare: non solo per l’eventuale acquisto di un animale da compagnia, ma anche e soprattutto per vaccinazioni, sterilizzazioni, cure veterinarie in genere, senza contare i costi correnti per il mantenimento dell’amato compagno di avventure casalinghe. Non è un caso che il legislatore italiano, con le manovre finanziarie passate, abbia previsto la detraibilità (anche se con limiti ben precisi) delle spese veterinarie e sia sempre più attuale nel dibattito di questi ultimi tempi l’eventuale mutuabilità delle cure da affrontare per gli animali domestici.
Inoltre si osserva una marcata tendenza ad umanizzare i nostri animali da compagnia, sotto molteplici aspetti: si parte dall’acquistare dei semplici cappotti e impermeabili per cani, per passare poi a tutta una serie di accessori pensati per “abbellire” il nostro compagno di giochi, da molti considerato alla stregua di un figlio, fino ad arrivare ad organizzare vere e proprie feste di compleanno per gli amici a quattrozampe. In alcuni Paesi, come la Corea del Sud, esistono anche hotel per gatti, con camere e suite dotate di giochi di vario genere ed attrezzate con microfoni attraverso cui possono sentire la voce dei “maggiordomi” addetti alla loro cura.
Ma la tendenza ad una generale crescita del numero degli animali da compagnia, pur accompagnandosi di solito a redditi familiari superiori ai cinquemila dollari, è decisamente globale. Riguarda i Paesi europei, gli Usa, ma anche il Brasile e negli ultimi anni persino la Cina.
La Pet Economy è dunque fortemente in espansione. La Pets.Com, una delle società che furono protagoniste della bolla delle Dot-Com, con un lancio in borsa memorabile e un altrettanto memorabile fallimento appena due anni dopo, è ormai soltanto un vago ricordo.
Diverse sono le società in costante crescita nel settore: ad esempio Purina, parte del gruppo Nestlé, che ha contribuito in misura determinante ai risultati semestrali del colosso alimentare, o Blue Buffalo, azienda che produce alimenti naturali per cani e gatti, acquistata per 8,8 miliardi di dollari dalla General Mills, altra multinazionale quotata sul Nasdaq.
Altre realtà sono Zoetis, che è il maggiore produttore mondiale di medicinali e vaccinazioni per animali domestici e bestiame, nata dallo spin-off da Pfizer e Chewy, appena lanciata sul Nasdaq, che è l’Amazon dei cibi per animali.
In Italia si stima che gli animali domestici siano più di 60 milioni. Una cifra praticamente pari alla popolazione complessiva. Nel 2018 il mercato del petfood, secondo i numeri forniti dall’osservatorio Euromonitor, è cresciuto dell’1,5% rispetto all’anno precedente, con un fatturato complessivo di più di 2 miliardi di euro, dati che confermano un trend di aumento che prosegue senza sosta dal 2015. Spiccano alcune realtà societarie come Arcaplanet, il colosso ligure di petfood, fondato nel 1995 da Michele Foppiani, leader in Italia e terza realtà in Europa per dimensioni, e Agras Pet Foods, società del programma ELITE di Borsa Italiana, il cui fatturato nel biennio 2016-2017 è cresciuto da 76 a 82 milioni di euro.
In attesa che vengano creati specifici fondi che guardino a questa area economica, l’investitore, che abbia un’idonea propensione al rischio, potrà quindi decidere di acquistare titoli di società, siano esse operanti esclusivamente nel settore della Pet Economy o multinazionali con vari rami di attività anche legate a quest’ambito (come le già citate Nestlé e General Mills) che presentano buone prospettive di crescita e sviluppo, avendo sempre cura di diversificare adeguatamente l’investimento e di ponderarne attentamente il rischio, anche con l’aiuto di un esperto.