Il Consulente Finanziario illustra la differenza tra mercati emergenti e mercati di frontiera e analizza le possibilità di investimento nel continente africano.
“L’Africa è il continente del futuro su cui la Ue dovrebbe puntare maggiormente con la sua politica estera”. Insomma, si può fare molto di più, questa è la ferma convinzione di Giorgio Squinzi, Amministratore Unico di Mapei ed ex Presidente di Confindustria.
E questo nonostante l’Italia – numeri alla mano – sia sempre al vertice dei dati statistici, contendendosi le prime posizioni con Cina ed Emirati Arabi.
Nel vicino Nord Africa che si affaccia sul “Mare nostrum” l’export italiano ha raggiunto nel 2018 la cifra di 12,5 miliardi di Euro, con l’Algeria che continua ad avere l’Italia come primo partner commerciale (e non la Francia come a molti verrebbe da pensare).
Ma secondo Sace la vera scommessa per le esportazioni italiane negli anni futuri sarà l’Africa Subsahariana, che anche nel 2019 sta segnando un +6% di crescita, in linea con la performance dell’anno precedente (+7,2%).
Senegal e Ghana si affiancano a mete più tradizionali come il Sudafrica.
Il Senegal in particolare ha sviluppato negli ultimi anni numerose partnership con primarie aziende italiane nel settore dell’edilizia e delle infrastrutture, dell’energia, dei trasporti e dell’agricoltura.
Di fronte a queste prospettive di notevole sviluppo economico, che avverrà nel futuro più o meno prossimo, alcuni clienti cominciano a chiedere se vi siano strumenti finanziari che diano la possibilità di investire anche piccole cifre sugli Stati emergenti del continente africano.
Ma prima di verificare se tali strumenti ci siano e quali siano, è utile chiarire la differenza tra mercati emergenti e mercati di frontiera.
Tutti abbiamo sentito parlare in più di un’occasione di mercati emergenti, conosciuti anche con l’acronimo NIC (Nazioni di recente industrializzazione), espressione con la quale ci si riferisce a quelle economie non ancora pienamente sviluppate in possesso però di un grande potenziale di crescita a fronte di investimenti il cui rischio è comunque, dati alla mano, molto elevato.
Da questi mercati si distinguono però i cosiddetti mercati di frontiera, alcuni persino più prosperi di molti Paesi sviluppati (si pensi al Qatar), anche se caratterizzati da livelli di sviluppo che non arrivano ad essere quelli dei mercati emergenti. Altra caratteristica dell’economia di questi Paesi è che la circolazione dei capitali è esigua e i mercati di capitali non sono sufficientemente liquidi perché questi Stati possano essere integrati nel gruppo degli emergenti. Solo una minima parte di questi capitali è in mano ad investitori esteri e perciò tali mercati racchiudono spesso un potenziale ancora poco sfruttato. Peraltro tali Stati sono di solito caratterizzati da profonde riforme economiche e presentano pertanto buone prospettive di crescita nel lungo termine. Naturalmente si tratta di Paesi anche molto diversi fra loro che si trovano in varie parti del Globo.
Nell’area africana, se da un lato si segnala il Sud Africa come Paese Emergente, dall’altro si può osservare come molti Stati facciano parte dei “Frontier Markets”, per esempio Marocco, Kenya, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio e altri ancora. Contrariamente alla percezione generale, la situazione politica in molti Paesi africani è stabile e alcune delle loro economie sono in costante miglioramento, con la classe politica che si sta concentrando sulle riforme strutturali. In diversi casi, il Fondo Monetario Internazionale sostiene il programma di riforme di questi Paesi, rafforzando notevolmente la loro credibilità dal punto di vista degli investimenti obbligazionari e non solo.
Tornando quindi al quesito inizialmente posto, tra le recenti opportunità di investimento in Africa si segnala il Fondo azionario JP Morgan Africa, classificato da Assogestioni come fondo azionario paesi emergenti con benchmark dichiarato Dow Jones Africa Titans 50 Index. Tale strumento consente di investire anche una somma molto contenuta privilegiando una certa area geografica (si veda sotto) e diversificando il rischio su diversi titoli (Nestlé Nigeria, Safaricom, Tullow Oil ecc.).
SCOMPOSIZIONE GEOGRAFICA (%) JPM Africa A (perf) (acc) – EUR
- Sud Africa 35,7
- Nigeria 11,1
- Kenya 10,0
- Egitto 9,9
- Zambia 7,1
- Marocco 6,9
- Zimbabwe 5,8
- Ghana 5,1
- Stati Uniti 2,3
- Mauritius 1,0
- Altro 0,7
- Liquidità 4,4
Naturalmente si tratta di un investimento rivolto soltanto a coloro che siano in grado di sopportare un livello di rischio piuttosto elevato: l’ottica di investimento è di lungo periodo e a delle buone prospettive di rendimento si affiancano maggiori probabilità di oscillazione del valore dello stesso.