Il Consulente Finanziario spiega la nuova frontiera del business oltreoceano, dove diverse società stanno investendo in cannabis, e le previsioni per il mercato europeo.
La Cannabis o canapa, la cui varietà più famosa è certamente la Cannabis Sativa, pianta molto diffusa in occidente, ha trovato impiego nei più svariati campi fin dai tempi più remoti: per uso tessile, edile, per la produzione di carta e, last but not least, visto il principio attivo in essa contenuto, per scopi medici ed anche per usi strettamente personali.
L’uso della Cannabis da parte dell’uomo, come fibra, ma anche come farmaco o semplicemente per motivi “ricreativi” risale, infatti, secondo molti studiosi ad almeno diecimila anni fa.
Erodoto, nelle sue “Storie”, redatte approssimativamente in un periodo compreso fra il 440 e il 429 a.C. narra come il popolo degli Sciti e altri abitanti di isole del Mediterraneo ne facessero già uso in tempi remoti, gettando la pianta sul fuoco e inalando i fumi inebrianti che emanava (“…e vengono intossicati dall’odore, proprio come i Greci col vino, e più se ne butta più diventano intossicati, fino a che si alzano e ballano e cantano…”).
L’Italia è stata per secoli leader nella coltivazione di canapa.
La famosa Bibbia di Gutenberg (il primo libro stampato della storia), fu prodotta nel 1453 in 180 copie: 40 in pergamena e 140 in carta di canapa fatta pervenire direttamente dell’Italia che, tra l’altro, fu addirittura il primo fornitore della Marina Britannica nell’ambito della produzione di corde e vele.
Solo in questi ultimi decenni ne è stato limitato l’utilizzo con modalità che somigliano molto a quanto avvenne negli Stati Uniti nel corso del cosiddetto periodo del “Proibizionismo”, ovvero negli anni Venti del secolo scorso, per quanto riguarda la produzione e vendita di bevande alcoliche.
A quel che sembra, però, recentemente il vento sta cambiando.
A gennaio di quest’anno lo Stato della California ne ha depenalizzato l’uso personale, intervenendo sulla normativa di alcuni anni fa con cui se ne consentiva l’utilizzo per soli scopi terapeutici.
Ma a “mettere il turbo” al valore delle società quotate del settore (aumentandone anche conseguentemente la volatilità) sembra sia stata l’approvazione da parte del Parlamento canadese del “Cannabis Act”, ovvero la legge che rende lecito l’utilizzo della Marijuana a scopo personale.
L’esempio più lampante di questi cambiamenti è la società Tilray controllata al 75% da Peter Thiel, il famoso imprenditore della Silicon Valley, cofondatore – tra l’altro – del sistema di pagamenti PayPal, che ha visto passare la propria quotazione dai 17 dollari iniziali del debutto sul Nasdaq il 19 luglio di quest’anno, al picco di 300 $ toccato nella giornata del 19 settembre, per poi scendere di nuovo a circa 90 $. Nel momento in cui quest’articolo viene redatto il valore dell’azione è pari a circa 140 dollari. Davvero sorprendente se solo si pone attenzione al fatto che quest’anno la Tilray avrà un fatturato pari a circa 40 milioni di dollari, mentre sul mercato è arrivata a capitalizzare fino 20 miliardi!
Dall’altro lato c’è chi invece crede fermamente nelle potenzialità di questo nuovo business. La banca canadese Cannacord parla di “un enorme potenziale”, volgendo lo sguardo verso l’Europa: “Una legalizzazione diffusa al di là dell’oceano (al di qua, per noi, N.d.A.) porterebbe ad un giro d’affari di oltre 25 miliardi di Euro”. Quindi, ancora una volta, il tutto dipenderà da cosa sceglieranno di fare i governi europei nel medio-lungo periodo. In Europa ciò che si può facilmente prevedere per il futuro prossimo è un uso più diffuso di Cannabis per lo più a scopo medico, per un giro d’affari stimato di circa 650 milioni entro il 2022. Nulla a che vedere con le cifre del Canada, della California o del Colorado.
A breve debutterà sul mercato StenoCare, una piccola azienda danese che, col permesso del locale Ministero della Sanità, coltiva e produce olio di CBD da distribuire nelle farmacie. La quotazione è prevista per il 26 ottobre prossimo. Grande crescita anche per il primo ETF sulla Marijuana sbarcato sui mercati ad aprile 2017, che ha guadagnato il 124%, con picchi particolarmente elevati nell’ultimo periodo.
Come sempre, però, l’investimento deve essere fatto avendo cura di valutare bene la propria propensione al rischio e restando consapevoli della volatilità dello stesso, tutti elementi che risultano imprescindibili e che devono essere adeguatamente valorizzati anche da un esperto del settore, specialmente a fronte di situazioni passate come quelle generate dalle criptovalute che, dopo una fase di grande guadagno, hanno visto il loro valore ridursi ad un quarto rispetto al momento di massima espansione.
Per chi volesse approfondire il tema e coglierne le future linee di sviluppo anche in Italia, si terrà a Milano a fine mese il 1° CANAPAFORUM promosso da FederCanapa, un incontro scientifico proprio sulle opportunità dell’utilizzo della canapa in ambito industriale e medico.