L’intelligenza artificiale, in netta crescita, coinvolge sempre più da vicino anche il mondo della gestione patrimoniale. Il Consulente Finanziario riflette su pro e contro dello sviluppo della tecnologia nel settore degli investimenti.
L’intelligenza artificiale, intesa come insieme di tecnologie avanzate che consentono ai computer di simulare elementi del pensiero umano, è un concetto scientifico che risale agli anni ’50. Da allora fino ai tempi più recenti sono stati fatti passi da gigante, sino ad arrivare a computer dotati di veri e propri sistemi indipendenti in grado – attraverso l’apprendimento automatico – di immagazzinare, ma soprattutto di rielaborare, un quantitativo enorme di dati, con significativi impatti sui più diversi ambiti, a partire dai processi produttivi sino ad arrivare alla salute e a centinaia di altri aspetti della vita quotidiana.
La Cina è uno dei principali competitors nella corsa allo sviluppo dell’intelligenza artificiale attraverso ingenti investimenti infrastrutturali, comprendenti un fondo sovrano dedicato con 5 miliardi di dollari di capitale e la creazione di un complesso tecnologico da 2,1 miliardi per approfondire gli studi sul tema. Le società che maggiormente puntano su questo settore per garantirsi un futuro ad alti tassi di crescita sono Baidu, il più grande motore di ricerca cinese, Alibaba, che controlla le tre maggiori piattaforme online di acquisti cinesi e Tencent, che gestisce app per dispositivi mobili e software di messaggistica istantanea.
Ma le considerazioni sull’evoluzione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale sono molto più ampie e coinvolgono da vicino il mondo dei servizi finanziari, insidiando il cosiddetto “Wealth Management”, inteso come consulenza nella gestione patrimoniale a 360°. In che modo?
In primo luogo con l’ingresso dei G.A.F.A., acronimo con cui si indicano i “big” della tecnologia (Google, Amazon, Facebook ed Apple) non solo nell’ambito dei servizi a pagamento, ma anche in quello dell’Asset management. In particolare ciò si realizzerebbe combinando la grande massa di dati in loro possesso, al fine di generare un motore di ricerca finanziario integrato che dia risposte ai consumatori su specifiche domande in termini di asset allocation, fornendo raccomandazioni e analisi su strumenti finanziari di vario genere (ETF, fondi, ecc.).
Molto si sta investendo anche in Italia per la realizzazione di piattaforme Fintech che avrebbero il vantaggio di consentire un accesso diretto da parte dei consumatori al mondo dei mercati finanziari, con maggiore possibilità di concorrenza e migliore trasparenza informativa. Inoltre, si parla da tempo del futuro ruolo dei cosiddetti “Robo-Advisors” in grado di fornire una consulenza finanziaria completa, riducendo al minimo l’intervento umano.
Ne deriveranno quindi solo vantaggi per i consumatori in futuro? La figura del Consulente Finanziario è destinata ad esaurire il proprio ruolo con lo sviluppo della tecnologia?
A questo proposito non possiamo trascurare alcune considerazioni che non sfuggiranno nemmeno all’investitore più attento.
I sistemi di investimento basati sull’intelligenza artificiale, in primis i Robo-Advisors, propongono di accantonare la gestione attiva per basarsi su quella passiva, che si serve di ETF e fondi indice. Questi ultimi si limitano a replicare indici di mercato, senza l’intervento di un gestore che compia specifiche scelte di investimento. Ma l’attuale situazione di mercato non consente di fare previsioni a lungo termine in linea con quanto avvenuto in passato. La situazione di crescita che caratterizza il mercato azionario da diversi anni a questa parte e la particolare situazione in campo obbligazionario e monetario si manterrà invariata? O come dice Alessandro Fugnoli: “Siamo stati cacciati dall’Eden ma non siamo stati gettati all’inferno. Dovremo solo accettare di dovere tornare a guadagnare sui mercati con il sudore della fronte e, non semplicemente, stando seduti su qualche comodo strumento passivo”? (da “Il Rosso e il Nero – Disincanto, dalla favola alla realtà” del 09/02/2018– ndr)
Inoltre, è oramai noto a tutti come gli studi di finanza comportamentale abbiano dimostrato che le reazioni emotive degli investitori abbiano un forte peso nelle scelte di investimento. Molto spesso il cliente non riesce a riconoscere autonomamente il livello di rischio di un investimento effettuato, fino a quando questo non si manifesti. Ed il falso senso di sicurezza generato dall’investimento passivo non aiuta certo il consumatore nelle proprie scelte.
Da tutte queste considerazioni si ricava dunque l’importanza della gestione attiva delle scelte di investimento, dimostrato nei fatti da un aumento (rilevato da appositi studi) delle strategie attive nell’ambito della consulenza finanziaria e la rinnovata importanza della figura del Consulente Finanziario nell’offrire una professionalità basata su:
- Conoscenza della materia
- Comprensione delle esigenze del cliente
- Trasparenza informativa
- Gestione dell’emotività delle scelte
In sostanza, il lato umano e insostituibile della consulenza finanziaria.