Cosa succederebbe se l’Italia uscisse dall’Euro? Il Consulente Finanziario riepiloga il report di una banca inglese ed approfondisce il significato delle CACs, Clausole di Azione Collettiva.
L’ufficio studi della prestigiosa banca d’affari londinese Mediobanca ha emesso un rapporto dal titolo “Re-denominaton risk down as time goes by”, che ha suscitato polemiche, critiche e disapprovazione da parte di numerosi specialisti che scrivono su siti web di finanza.
Nicola Porro, Vice Direttore de “il Giornale”, sostiene in un suo articolo che il report dell’analista di Mediobanca Antonio Guglielmi abbia messo “nero su bianco” il fatto che l’Italia, in caso di uscita dall’Euro, avrebbe un immediato guadagno di circa 8 miliardi di Euro.
Tralasciando le considerazioni sull’importo irrisorio che andremmo a risparmiare – se confrontato all’immenso debito accumulato negli anni – ritengo che molti siano giunti a conclusioni affrettate, o abbiano male interpretato il report inglese.
Tale documento, oltre ad essere un’analisi della situazione attuale del debito pubblico italiano, ha valutato semplicemente gli ipotetici costi e benefici di un’uscita dell’Italia dall’Euro, con ridenominazione in una nuova valuta. Secondo Guglielmi, la mancata crescita del PIL italiano è da imputare all’introduzione dell’Euro: lo sviluppo della nostra economia dal 1999 al 2015, infatti, mostra un “encefalogramma piatto”, con addirittura una contrazione del 7% tra il 2008 ed il 2016.
“Il pericolo di un’uscita dall’Euro – e quindi di una ridenominazione del debito pubblico – diminuisce via via che trascorrono i mesi”: questa potrebbe essere una traduzione coerente del titolo.
Il beneficio di cui tutti parlano, un “immediato” guadagno di 8 miliardi di Euro, si è ormai annullato, anzi, ci saranno oneri che lieviteranno annualmente di circa 70 miliardi, anche per via delle CACs.
Dal momento che ritengo alquanto noioso approfondire le motivazioni che hanno portato l’analista a stimare questi importi – sicuramente molto realistici – vorrei approfondire il significato delle cosiddette “CACs” menzionate nel report e delle quali quasi nessuno parla.
CACs è l’acronimo di “Clausole di Azione Collettiva”, introdotte in Italia, in sordina, con il Decreto 96717 del 7 Dicembre 2012. Anche se la definizione potrebbe sembrare positiva e a tutela del risparmiatore, al contrario queste nuove regole potranno portare serie conseguenze. In sostanza, lo Stato italiano potrà ricontrattare le condizioni stipulate al momento della sottoscrizione o dell’acquisto da parte dell’investitore. Con il nuovo decreto, infatti, lo Stato avrà facoltà di:
• Posticipare la data di scadenza
• Ridurre o ritardare l’importo delle cedole
• Decurtare l’importo del rimborso
• Cambiare la valuta di pagamento delle cedole e del rimborso
Sul 45% delle nuove emissioni superiori ai 12 mesi, a partire dal 1 Gennaio 2013. La decisione non potrà essere presa arbitrariamente, ma sarà necessario il consenso di almeno 2/3 degli investitori.
Considerando che accordandosi con i principali investitori istituzionali (banche ecc.), non sarà difficile raggiungere queste percentuali, questo Decreto ha letteralmente “tagliato le gambe” ai piccoli risparmiatori, i quali si vedranno costretti a subire passivamente le risoluzioni dell’ente emittente.
Lo Stato italiano avrà così, con il consenso dei 2/3 dei sottoscrittori, ampi margini di manovra in caso di gravi difficoltà di rimborso del credito sovrano, costringendo tutti i restanti sottoscrittori ad aderirvi, senza che questi possano rivalersi in futuro con cause legali.
È giunto forse il momento di rivedere le strategie di diversificazione di portafoglio, per tutti gli investitori che hanno ancora gran parte del loro “gruzzoletto” e dei loro risparmi investiti solo in titoli di Stato italiani.
Frasi celebri correlate all’argomento:
«Con l’Euro lavoreremo un giorno in meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più» (Romano Prodi)
«L’Euro è un pericolo per la democrazia, sarà fatale per i paesi poveri. Devasterà le loro economie» (Margaret Thatcher)