È l’Euro che si sta rafforzando, o il dollaro che si sta indebolendo? Il Consulente Finanziario spiega l’attuale situazione, considerando i vantaggi e gli svantaggi del rapporto tra le due valute.

All’inizio di Novembre 2016, dopo l’inaspettata elezione del Presidente americano Donald Trump, la maggioranza degli analisti ha pronosticato un notevole ed ulteriore rafforzamento del Dollaro per tutto il corso del 2017.

A dispetto della prevista parità, dopo le dichiarazioni di Mario Draghi, ci troviamo in questi giorni con l’Euro a superare il rapporto di 1,20 contro la valuta americana.

Se è difficile prevedere l’andamento dei mercati azionari, pronosticare quello valutario lo è ancora di più.

Proprio ieri, giovedì 7 Settembre, leggendo gli aggiornamenti periodici di due noti gestori di fondi, ho notato come, riguardo al futuro del rapporto, Euro e Dollaro americano stiano viaggiando su binari letteralmente opposti.

Il primo gestore prevede che nei prossimi due anni ci sposteremo verso livelli di 1,45 / 1,55, con notevole deflusso di capitali dagli Stati Uniti a favore dei mercati emergenti. Questa debolezza sarà causata dal fatto che “Con il ciclo del credito al consumo in fase matura, la FED (la Banca Centrale degli Stati Uniti, ndr) non potrà alzare i tassi come vorrebbe per non procurare una recessione ed ogni stimolo fiscale finanziato con nuovo debito non farà altro che peggiorare i fondamentali del Dollaro data la posizione debitoria degli USA al record di tutti i tempi”.

Per il secondo gestore, invece, è altamente improbabile un ulteriore indebolimento del Dollaro. Oltre a motivi “tecnici” di breve periodo (eccessiva concentrazione su posizioni short), molti analisti hanno erroneamente scartato l’ipotesi di un rialzo dei tassi – che con ogni probabilità avverrà a fine Dicembre – e questo sarebbe di forte sostegno alla valuta americana. Inoltre, gli USA viaggeranno in un contesto economico prossimo alla piena occupazione per un arco temporale molto lungo.
Siamo a fine corsa e sebbene sia ipotizzabile un effetto “gregge” dei mercati, gli spazi per un ulteriore indebolimento del Dollaro sono veramente limitati.

Al di là delle previsioni degli analisti, le conseguenze immediate di questo indebolimento si ripercuoteranno sui portafogli degli investitori, che vedranno deprezzarsi quella parte di investimento espressa in Dollari. D’altronde, un’asset allocation diversificata e razionale deve giustamente dirottare parte del portafoglio nella valuta d’oltre oceano.

Problemi più seri potranno invece esserci a livello inflazionistico e sull’economia reale.

Un “Super Euro” a 1,20, infatti, renderà l’export europeo più gravoso, pregiudicando la debole ripresa economica degli stati che, come l’Italia, dipendono maggiormente dalle esportazioni. Avremo inoltre un impatto negativo sulla ripresa dell’inflazione bloccata all’1,3: i prodotti petroliferi saranno acquistabili a prezzi inferiori e questo avrà un effetto negativo sulla sua ripresa.

Insomma, un bel “grattacapo” per la BCE di Mario Draghi, che ha fissato come obiettivo un’inflazione al 2% e previsto un rapporto Euro / Dollaro a 1,08 per il 2017 e a 1,09 per il 2018.

Concludo con una considerazione.

Anni fa ci hanno comunicato che avremmo dovuto abbandonare la debole Lira ed acquisire l’Euro perché “forte” ed in grado di proteggerci dalle varie “tempeste”: quando l’Euro si rafforza troppo, però, la situazione si fa meno nitida ed appaiono le difficoltà.

In sostanza potremmo quindi definire l’Euro una “robusta” valuta, che favorirebbe però se fosse “fragile”!

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 13”.

Cit. e fonti: Maurizio Novelli (Lemanik Global Strategy Fund)
e Jaco Rouw (NN Investment Partners)