Come il Consulente Finanziario interpreta il concetto di inflazione, con un interessante excursus su alcune vicende storiche che hanno coinvolto l’economia mondiale ed una riflessione sulla situazione attuale.
L’inflazione misura, in percentuale, l’aumento dei prezzi di un paniere di beni, in un determinato arco temporale.
Da sempre gli economisti dibattono per stabilire se l’inflazione sia un bene o un male: semplificando, potremmo rispondere che dipende dal suo tasso percentuale e dalle sue cause. Di norma un’inflazione moderata si rileva in presenza di una sana crescita economica. Al contrario, un alto tasso di inflazione potrebbe significare che l’economia si sta surriscaldando, oltre a diventare lo spettro che erode il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti.
Oggi stiamo vivendo in un periodo di “deflazione”, il contrario dell’inflazione. La grave crisi economica e la disoccupazione hanno portato a un forte indebolimento della domanda, con conseguente calo generalizzato dei prezzi al consumo. Uno degli obiettivi primari della Banca Centrale Europea è quindi quello di riportare l’inflazione ad un “fisiologico” tasso del 2%.
Situazione ancora differente si è vissuta negli anni ‘70 del secolo scorso, quando abbiamo dovuto convivere con la “stagflazione”. Il termine è nato proprio in quegli anni, per indicare la contemporanea presenza di un’economia stagnante e di un aumento costante e consistente dei prezzi. In questo caso si era in presenza di un’inflazione nociva, causata non dalla crescita economica, ma dallo shock petrolifero del 1973/74. Fino ad allora, gli economisti avevano ritenuto che l’inflazione non potesse coesistere con la stagnazione economica: la crescita dei prezzi era semplicemente lo scotto da pagare per supportare lo sviluppo dell’economia.
Ed oggi? Il Governo Tedesco è preoccupato che in un prossimo futuro possa esserci una forte ripresa dell’inflazione, ben superiore al 2% fissato come target standard dalla BCE. Il timore sembra giustificato dalla paura che possa ripetersi la tragedia inflattiva del 1922/23, che portò l’economia ad una grande depressione, con disoccupazione di massa. Molti analisti sostengono invece che la realtà sia ben diversa: la Germania è creditore netto di molte nazioni e la politica di rigore che impone agli altri Stati della Comunità Europea le permette di non perdere il valore reale del suo credito per effetto dell’inflazione. Come andrà a finire?
Per consulenze ed approfondimenti, Paolo Gambaro Consulente Finanziario rimane a disposizione.